Vicino al comune di Barbaresco c’erano delle casettine lungo il fiume Tanaro. Queste casettine erano al centro di momenti indimenticabili per alcune famiglie della regione. D’estate le famiglie che non avevano abbastanza soldi per viaggiare, si ritrovavano per stare, dormire, ma anche giocare, mangiare e ballare insieme.
In particolare, Cinto Albarello aveva deciso di costruire con i suoi amici una casetta con un forno a legna e due grandi tavole di legno semplice, che potevano accogliere fino a quaranta persone. La passione di Cinto Albarello e di sua moglie Teresa era la cucina casalinga, quella che aveva imparato da sua madre. Da questi momenti di felicità condivisa, sviluppava naturalmente un circolo di amici. I loro figli aiutavano anche loro con questo bel punto di ritrovo con una clientela fedele.
Nell’anno 1989, Cinto Albarello, andando a cercare delle bottiglie di vino da uno dei suoi produttori, notava che il locale sotto la torre di Barbaresco era in vendita e decideva di comprarlo. Senza aver fatto alcuni studi per gestire il proprio ristorante, Cinto iniziava con coraggio, con sua moglie e i loro quattro figli, e tutti lavoravano insieme, sbagliando e imparando.
Era certamente un periodo difficile ma, nonostante gli ostacoli, cucinare il cibo tradizionale dei loro genitori con produttori locali di qualità, insieme ai loro figli, era una gioia, particolarmente quando vedevano la soddisfazione dei loro ospiti.
Le ricette utilizzate sono quelle madri, quelle della famiglia, e anche la lavorazione sono sempre rimaste le stesse. Gli unici cambiamenti sono venuti con le nuove tecnologie, forse facendo una variante di cottura con forni moderni, ma niente altro.
Anche la filosofia di usare solo i migliori ingredienti della regione, costruendo dei rapporti amichevoli con i produttori, non è mai cambiata. Spesso, sono anche riusciti ad avere l’esclusiva per ingredienti particolari, per esempio i formaggi o i grissini che non si trovano in altri posti della regione.
Sono molto consapevoli del fatto che lavorando e cucinando il prodotto voglia dire creare, come faceva la nonna, un prodotto finito ed equilibrato. Ogni piatto ha il suo gusto, la storia che lo circonda – quindi come è nato – e questa storia è quella della loro famiglia… Questo rispetto si percepisce in qualità di ospite, assaporando le tradizioni casalinghe.
Le specialità sono tutte della classica cucina piemontese, trasmesse dai genitori, come per esempio le tajarin con sugo o tartufi secondo la stagione, la carne cruda di fassone, il vitello tonnato, il coniglio cotto nel vino, il bagnetto verde, i ravioli del plin, i formaggi esclusivi con la cugna, secondo la ricetta della nonna, e il bonet anche della nonna, o una torta di nocciole con zabaglione, e finendo con i leggerissimi brutti ma buoni!
Io ci sono andata già tre volte e mi sono sempre sentita bene accolta, gustando del cibo squisito servito in porzioni generose, ma senza mai essere pesante. I miei piatti favoriti sono semplicemente tutti quelli che ho provato. La carne cruda di fassone è tenerissima, delicata e saporosa, mostrando l’importanza della cura con cui sono stati scelti i produttori. Il delizioso vitello tonnato rappresenta l’estate in un piatto. Le tajarin sono finissime, tagliate a mano da Maurizio, e il ragù sembra portare in sé stesso l’intera storia della famiglia. La torta di nocciola senza farina è molto leggera e presenta in un modo delizioso una delle specialità regionali… l’accompagna uno zabaglione giallissimo e voluttuoso.
Oltre al fatto di avere assaporato questi pranzi indimenticabili, ho avuto il piacere di incontrare le sorelle Paola e Stefania e anche il fratello Maurizio: fanno tutto loro, dalla preparazione alla cucina e al servizio, continuando sul sentiero iniziato da Cinto, senza dimenticare raccomandazioni di deliziosi vini del territorio – dalle etichette giovani ed esclusive a quelle già affermate – per accompagnare il cibo.
Hanno trasmesso ai loro figli l’amore per la regione e per la gastronomia. La nuova generazione aiuta volentieri, essendo quasi nata in attività, venendo spontaneamente d’estate, quando non c’è la scuola. Virginia, una dei nipoti, è stata la prima ad accogliermi quando ho scoperto questa trattoria, e ha condiviso con noi il suo amore per la propria regione, la sua famiglia e per le lingue. In questo momento gli altri nipoti sono tutti ad aiutare per la vendemmia, e stanno studiando l’enologia.
Ognuno trasmette quello che è il suo fascino, la sua storia, e noi, ospiti, abbiamo la buona fortuna di sentirci a casa della nonna ogni volta che entriamo in questo bel luogo, rimasto familiare, che ci accoglie a braccia aperte.
Trattoria Antica Torre: Via Torino, 64, 12050 Barbaresco CN, :+39 0173 635170